Enrico Lo Verso e il “suo” Pirandello al Teatro Clitunno di Trevi

L’attore palermitano rende omaggio a uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi portando in scena la sua opera chiave 

“Uno nessuno centomila”

In cartellone per la stagione “Atto 2 specialità TEATRO (locale confermato)”

 

Enrico Lo Verso e il “suo” Pirandello al Teatro Clitunno di Trevi

Enrico Lo Verso e il “suo” Pirandello al Teatro Clitunno di Trevi

 

 

“Uno nessuno centomila” è il titolo del secondo appuntamento in cartellone per la stagione di teatro e danza “Atto 2 specialità TEATRO (locale confermato)” promossa da TEC – Teatro al Centro al Teatro Clitunno di Trevi. In scena, domenica 10 dicembre alle 17, lo spettacolo evento di e con Enrico Lo Verso, con adattamento e regia di Alessandra Pizzi, una produzione Ergo Sum. 

A sette anni dal debutto, dopo oltre 500 repliche nei più importanti festival e teatri nazionali ed internazionali e oltre 400mila spettatori, continua con successo la tournée dello spettacolo con cui l’attore palermitano rende omaggio ad uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi, portando in scena la sua opera chiave. 

Lo spettacolo ha realizzato oltre 500 sold out in Italia e all’Estero, coinvolgendo oltre 400.00 spettatori, tra repliche serali e matinée. Insignito di premi e riconoscimenti, come il premio Franco Enriquez (ed. 2017) e il Premio Delia Cajelli per il teatro (ed. 2018), scritto in occasione del 150esimo anniversario della morte di Luigi Pirandello, da oltre 6 anni in tournée, continua a conquistare l’attenzione del pubblico e della critica. Merito di una riscrittura “minimal” ed essenziale (curata da Alessandra Pizzi, anche regista dello spettacolo) che è riuscita a “ridare vita” ai personaggi del romanzo in forma nuova ed attuale, tutti inseriti nel racconto delle vicende di un solo uomo, che è poi tutti. Ed è riuscita così a convincere un Enrico Lo Verso, ormai assente dalle scene teatrali da oltre un decennio, a dare corpo e voce a tutta la vicenda. 

Enrico Lo Verso, torna così in teatro con uno spettacolo classico, ma estremamente attuale, parla di maschere e di crisi dell’io, ma lo fa con la leggerezza e il sarcasmo necessari a conquistare gli spettatori che tornano, e ritornano, a vedere lo spettacolo. Un fenomeno inconsueto quello attivato dallo spettacolo che registra il sold out ovunque e che vanta la presenza di pubblico che ha già visto lo spettacolo tante, e tante, volte. Un’operazione teatrale ben riuscita, di facile allestimento e di grande resa, che ha contribuito, forse, anche al recupero e alla conoscenza (specie tra i giovani), di uno dei più importanti esponenti del nostro Paese. 

Lo spettacolo, come è stato definito dalla critica, è una seduta di psicanalisi, in cui un conturbante, quanto istrionico Lo Verso, attraversa i meandri della conoscenza e restituisce al pubblico risposte, quelle semplici che fanno parte della nostra quotidianità, ma a cui spesso, presi dalle sovrastrutture sociali, non sappiamo guardare. 

In 70 minuti la fisicità dell’attore irrompe sul palco, né manca l’omaggio a quella sicilianità a cui, Pirandello prima, Alessandra Pizzi poi, e Lo Verso dopo, guardano con affetto e con quel giusto umorismo, come lo stesso autore di Girgenti ci ha insegnato a fare. Uno spettacolo supportato da una intensa ed efficace campagna di comunicazione che lo ha reso “nazional popolare”, trasformando la partecipazione ad un evento teatrale, in un rito collettivo in cui è bello esserci, per scoprire, anche grazie al teatro, quello straordinario patrimonio culturale della nostra Italia.

Note di regia – Un omaggio a Luigi Pirandello attraverso l’adattamento teatrale, curato da Alessandra Pizzi, del più celebre dei suoi romanzi. La storia di un uomo che sceglie di mettere in discussione la propria vita, a partire da un dettaglio, minimo, insignificante. Il pretesto è un appunto, un’osservazione banale che viene dall’esterno. I dubbi di un’esistenza si dipanano intorno a un particolare fisico. Le cento maschere della quotidianità lasciano il posto alla ricerca del sé autentico, vero, profondo. L’ironia della scrittura rende la situazione paradossale, grottesca, accentua gli equivoci. La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi, nel fondo è l’essenza: abbandonare i centomila per cercare l’uno, a volte, può significare fare i conti con il nessuno. Ma forse è un prezzo che conviene pagare, pur di assaporare la vita. 

Enrico Lo Verso torna in teatro, dopo dodici anni di assenza, e “veste” i panni di Vitangelo Moscarda, o di “quel Gengè” che il protagonista del romanzo è per sua moglie Dida, e rende magistralmente omaggio a tutti i personaggi del racconto, ma soprattutto rende omaggio all’universalità del pensiero di Pirandello. Lo fa con una mimica e una parlata sensazionali, anima una scena minima ed essenziale che pare affollata dalle domande, dai dubbi, dal continuo, incessante bisogno di trovare risposte, tipico della scrittura di Pirandello. 

Alessandra Pizzi ha preso un testo, «quello che meglio riesce a sintetizzare il pensiero nel modo più completo» a detta dello stesso autore, e ci ho scavato dentro, togliendo orpelli, barocchismi, metafore, alla ricerca dell’essenziale. Il risultato è uno spettacolo di forte impatto dinamico, una seduta di psicoterapia, come lo ha definito la critica, in cui il pubblico si immerge in una storia che crede di conoscere, ma approda a un risultato inaspettato. Nell’atto unico, sale sul palco la forza dirompente dell’IO che cerca lo specchio, non per trovare sicurezze nella proiezione della propria immagine, per “romperlo” e dimostrare al mondo che non c’è forma oltre la verità. Il Vitangelo Moscarda di Lo Verso è un eroe contemporaneo, l’uomo “senza tempo”. 

Un’interpretazione naturalistica, immediata, “schietta”, volta a sottolineare l’attualità di un messaggio universale, univoco, perenne: la ricerca della propria essenza, dentro la giungla quotidiana di omologazioni. La voglia di arrivare in fondo ed assaporare la vita, quella autentica, oltre le imposizioni sociali dei ruoli. La paura di essere soli, fuori dal grido sociale della massa. Ed infine, il piacere unico, impagabile della scoperta del proprio “uno”: autentico, vero, necessario.

Costi – Abbonamento a 10 spettacoli: intero euro 130 – ridotto euro 100 (sotto 26 e sopra 65 anni). Abbonamento a 5 spettacoli a scelta (da scegliere al momento della prenotazione dell’abbonamento): intero euro 75 – ridotto euro 60. Biglietti: Intero euro 18 – Ridotto euro 15 (sotto 26 e sopra 65 anni).

Informazioni e prenotazioni: 375 6245808 – info@teatroclitunnotrevi.it (dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18). Ritiro biglietti prenotati al botteghino del teatro il giorno dello spettacolo dalle 19 alle 20.45.

Prevendite: circuito VivaTicket

TEC è una realtà costituita dal Teatro Belli di Antonio Salines (Roma), Teatro di Sacco (Perugia), Magazzini Artistici (Narni e Roma) e Povero Willy (Terni) 

Sito ufficiale www.teatroclitunnotrevi.it

 

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