Paolo Benedetti presenta il nuovo progetto di formazione
di AcroPhysicalTheatre
ResidenzaZero
Quattro performers per “ResidenzaZero” training specifico di AcroPhysicalTheatre ideato e diretto dal danzatore, acrobata e coreografo Paolo Benedetti, artista selezionato dalla Residenza artistica Nazionale Micro Teatro Terra Marique in collaborazione con Corsia Of Centro per la creazione Contemporanea e Centrodanza Spazio Performativo di Perugia. Proprio nei locali del Centrodanza, dove si sta svolgendo la residenza artistica, in via Pievaiola, domenica 23 settembre alle ore 18 la realtà territoriale, tra le più attente e inclusive del capoluogo umbro, aprirà le proprie porte al pubblico per un incontro di presentazione del progetto di Paolo Benedetti alla città. Durante l’appuntamento si avrà occasione di vedere un piccolo estratto di “ResidenzaZero”, che sarà in scena in tutto il suo essere il prossimo mese di novembre all’ex Fatebenefratelli nell’ambito di “Itinerari Danza” tre giorni promossa da Micro Teatro Terra Marique in collaborazione con Corsia Of e Centrodanza Spazio Performativo.
ResidenzaZero
ResidenzaZero è il risultato finale di un percorso nato dalla congiunzione di due concetti: “residenza” (all’interno del quale risiede l’importanza di un tempo dedicato, un ambiente protetto, ideale per spogliarsi dalle proprie tecniche e mettersi in gioco senza essere giudicati, principi base di ogni processo di apprendimento e trasformazione) e “zero” (in quanto definisce una quantità che deve prendere ancora forma, e graficamente, un contenitore/spazio incontaminato, neutro, da riempire). Il progetto mette in un dialogo comune il linguaggio fisico/acrobatico con quello della danza contemporanea e il teatro, attraverso quel processo naturale e dinamico che caratterizza i primi anni di vita del bambino, e che lo porta, per mezzo di una sua capacità istintiva, a conquistare tappe motorie di fondamentale importanza in maniera autonoma e che andranno a costruire lo scheletro del suo muoversi.
ResidenzaZero
Paolo Benedetti sviluppa il progetto innanzitutto attraverso una trasversalità di studio che ha come fulcro il corpo. Passaggio che l’artista ha vissuto anche in maniera trasversale e più ampia in quanto nasce come atleta. “Ho praticato la ginnastica artistica per undici anni – spiega infatti il coreografo – poi mi sono avvicinato alla danza contemporanea, per passare, in seguito, a esperienze tanto differenti l’una dall’altra, ma sempre con questo fulcro-corpo che, in qualche misura, si è messo a disposizione di richieste diverse, anche molto estreme”. Una ricerca che lo ha portato a sviluppare una curiosità, una sensibilità, in chiave di sperimentazione e alla composizione di un lavoro che attinge a tutte le esperienze vissute durante il suo percorso, “sintetizzato in maniera il più possibile congruo a quello che è il mio momento attuale”. Una fusione che si sviluppa nel linguaggio AcroPhysicalTheatre” (APT).
AcroPhysicalTheatre Come prima cosa APT vuole porsi come un punto di vista alternativo nei confronti del linguaggio artistico contemporaneo attuale, dove sempre più sono evidenti la necessità e il desiderio di contaminarsi, e dove da tempo lo spazio, inteso come luogo di transito, sente la necessità di allargare i propri confini e le proprie pareti. Inoltre, si pone l’obiettivo di diventare un punto di riferimento formativo per il performer contemporaneo, soprattutto in un momento storico in cui i carichi e le richieste performative internazionali stanno convergendo sempre di più verso un’impegnativa fisicità espressiva. Attraverso il Metodo APT il performer riesce ad acquisire strumenti tecnici/artistici ed emotivi/performativi capaci di accompagnarlo in maniera trasversale alla scena artistica contemporanea.
Tre i livelli, sempre rivolti alla formazione, che si susseguono in “ResidenzaZero”
Il primo ha visto in questi ultimi tre anni lo sviluppo di settimane intensive con weekend specifici durante cui si è affrontato il lavoro di fusione tra i contenuti tecnici della APT a cui hanno partecipato, essendo le residenze itineranti, insiemi di artisti diversi di volta in volta. Il secondo, che ha visto la collaborazione del regista Massimiliano Burini, si pone come obiettivo la scrittura dello spazio scenico. Il terzo – quello che si sta svolgendo ora a Perugia – vede la restituzione finale del percorso svolto ad opera di quattro artisti, un attore e tre danzatrici.
“Se nei primi due livelli l’obiettivo è fornire strumenti esperienziali tecnici che rispetto al panorama internazionale – che sempre più che richiede fisicità, tecnica e duttilità – nel terzo restringo il cerchio e vado a individuare nell’arco di questo percorso le persone che più si avvicinano a tradurre attraverso il lavoro, attraverso il corpo, quei concetti più specifici del mio linguaggio”.