Cura è il nuovo nome della pace
Domenica 10 ottobre 2021
Marcia PerugiAssisi
della pace e della fraternità
organizzata da Aldo Capitini (1961-2021)
Conclusione ore 15.00 – Assisi, Rocca Maggiore
“I Care deve diventare il motto dell’Europa” Ursula von der Leyen, 6 maggio 2021
I prossimi 10 anni saranno decisivi.
Per costruire la pace è necessario vincere queste sfide. Ma non basteranno gli appelli.
“Dobbiamo sviluppare una mentalità e una cultura del prendersi cura capace di sconfiggere l’indifferenza, lo scarto e la rivalità che purtroppo prevalgono” (Papa Francesco).
Questo è il tempo in cui tutti e tutte dobbiamo fare come don Lorenzo Milani e dire: I Care! Mi importa, mi sta a cuore.
Cura è il nuovo nome della pace
La pace non è solo assenza di guerra. La pace è vita. E la cura della vita è pace. Cura è dunque il nuovo nome della pace.
Aver cura vuol dire avere a cuore. Dobbiamo educare il cuore alla cura delle persone e delle cose. Senza confini. La cura è un “percorso di pace” e una “bussola”. Il “percorso” necessario per sanare le tante ferite aperte e la “bussola” che ci può guidare verso una vita e un futuro più umano.
Ogni atto di cura, per quanto piccolo, contribuisce alla costruzione della pace.
La cultura della cura è la cultura della nonviolenza attiva che si fa argine alla cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, dell’individualismo, dell’egoismo e della competizione selvaggia.
“La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme.” Papa Francesco
“La nonviolenza è per l’Italia e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, strumento di liberazione, prova suprema di amore, varco a uomo, società e realtà migliori”. Aldo Capitini
Sarà pace se ci prenderemo cura degli altri e del pianeta
In un mondo frantumato, dopo un lungo tempo di incuria e di sfruttamento dell’uomo, della donna e del pianeta, stiamo facendo i conti con un aumento spropositato del dolore del mondo che sta togliendo la pace a molta gente. C’è il dolore angosciante di tutte le persone che sono prigioniere del mostro della guerra, della miseria, delle malattie, delle migrazioni, della devastazione ambientale, della disoccupazione, dell’oppressione, delle persecuzioni… E c’è il dolore dell’anima, un dolore profondo che viene da un malessere diffuso: un senso comune di inquietudine, incertezza e smarrimento. Per alleviare tanto dolore e mettere fine a questa situazione insopportabile dobbiamo sviluppare la nostra capacità di prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta. Solo una “società della cura” sarà una società di pace.