‘900
Itinerario tra i media del passato
In mostra a Corsia Of, negli ambienti dell’ex Fatebenefratelli, i principali e originali strumenti della comunicazione di massa
Si è tenuta presso Corsia Of di Perugia l’inaugurazione della mostra ‘900 Itinerario tra i media del passato, organizzata dal Museo del Giocattolo in collaborazione con Corsia Of, con il patrocinio del Comune di Perugia. Negli ambienti dell’ex Fatebenefratelli è stato presentato il percorso nel tempo, segnato da manufatti dell’ingegno umano pensati per le esigenze dello sguardo e dell’udito. Congegni meccanici che traducono in senso le onde vibranti nell’aria. Una storia minimale del progresso tecnologico raccontata da reperti buoni per il museo. Sette isole arredate di oggetti s’incaricano di narrare altrettanti capitoli di una storia imbastita oltre un secolo fa da ingegnosi pionieri. Una mostra che interroga il passato, a volte lontano, talvolta patrimonio emotivo di chi c’era. Testimonianze materiali che evocano ricordi indelebili come il rumore del proiettore, oltre a incuriosire, probabilmente, chi è nato digitale. In esposizione i principali e originali strumenti della comunicazione di massa: dal telegrafo al telefono, passando per i proiettori cinematografici e per la radio, fino alla televisione, al computer e al nostro cellulare. Inoltre, alcuni momenti speciali saranno dedicati a proiezioni luminose con lanterna magica e proiettori d’epoca e laboratori didattici sul tema della comunicazione.
“La mostra – ha sottolineato Luciano Zeetti del Museo del Giocattolo – collegata all’attività di Corsia Of, poiché il teatro è comunicazione, intende dare il proprio contributo culturale al centro storico di Perugia, proprio perché collocata in uno splendido spazio dell’acropoli e, dunque, a disposizione per cittadini e turisti. Altri importanti destinatari sono i ragazzi delle scuole e gli insegnanti. Infatti, oltre alla visita guidata, sarà possibile partecipare a laboratori didattici sulle illusioni ottiche, il cinema, la fotografia e la magia. Si auspica di ricollegarsi con le altre attività e associazioni culturali della città per creare collaborazioni e iniziative”.
La fotografia.
Fermare l’istante – Disegnare con la luce. Richiamo primordiale dell’uomo, forse attratto dalle ombre proiettate dal sole o dai fuochi accesi per apparecchiare la sera. Fu una scatola e un piccolo foro a suggerire l’ipotesi. Catturare un’immagine. Questo l’esordio della camera oscura, principio fondante della fotografia. Poi fu chimica di sali d’argento spalmati su lastre di vetro. La magia della luce che scrive fissa per sempre l’istante. Pesanti strumenti di legno reclamano spazio. Il ritratto d’artista cede il pennello e si arrende allo sguardo obiettivo di lenti e nitrati d’argento.
Il cinema.
Rappresentare il movimento – Riprodurre i sogni. Forse è in questo che risiede il desiderio di superare la fissità della fotografia. Raccontare una trama attraverso la riproduzione dei movimenti, dapprima essenziali, realizzati con frugali proiettori di luce e lastre mobili, le lanterne magiche. Immagini animate con l’ausilio di voci narranti. Il progresso tecnologico contribuì all’affermazione di quella che chiameremo settima arte. Migliaia di immagini in sequenza, impresse su una lunga striscia di celluloide, che si svolge per narrare. La fabbrica dei sogni procede spedita con il seducente rumore meccanico della pellicola, per sempre icona sonora del cinema, che culla platee nel buio della sala.
Il suono.
Riprodurre voce e musica – Appagare l’udito. L’omaggio allo sguardo di fotografia e cinema reclama il diritto alla voce. Fu il fonografo, prima macchina parlante, a trattenere onde sonore su un cilindro di ottone. Una punta che traccia microscopici solchi, adatti a restituire parole. Poi la musica che dai teatri vola per abitare le spirali dei dischi, nuovi recipienti di suoni, che il grammofono diffonde. La scatola dalle larghe trombe per amplificare conquista gli spazi borghesi. Congegni d’ascolto per uditi agiati e avvezzi al concerto di sala.
Il telefono.
Parlarsi da lontano – Rispondere al suono. Il telegrafo si dota di voce. Strumento rapido e potente, capace di trasportare parole. Non più segni da decifrare in scrittura ma scambi diretti tra due persone. Arnese da ricchi, servì dapprima il mercato. Le sconfinate possibilità del mezzo ne affrettarono la crescita. I primi mobiletti con manovella e cornetta attecchirono tra l’utenza più agiata. Saranno gli anni Cinquanta a garantire una diffusione di massa. Gli apparecchi si vestono di sobria plastica nera, fino a mutare di forma e colore. E poi le cabine a gettone per usi lontani da casa. Un limite infranto dalla rivoluzione della telefonia mobile, fino agli odierni oggetti fatati capaci di voci, scritture e di svago.
La radio.
Il viaggio del suono – Trasmettere a distanza. Dapprima fu il telegrafo a trionfare sulla lontananza. Parole codificate in punti e linee che varcano i mari. La velocità è la nuova frontiera della comunicazione umana. La parola scritta prodotta da una fonte raggiunge il suo destinatario remoto. Una fitta rete di messaggi elettrici presto si diffonde, stabilendo contatti tra due operatori. Sarà la radio, tuttavia, naturale evoluzione del telegrafo, a sconvolgere i meccanismi della comunicazione. La scoperta delle onde sonore e la possibilità di amplificarle consegna all’umanità uno strumento magico, capace di trasportare i suoni nell’aria. Non più solo messaggi tra due operatori ma tra un’emittente e il mondo intero di ascoltatori. Sarà intrattenimento e fonte di propaganda per una platea immensa, mai raggiunta prima.
La televisione.
Il medium fatato – Incantare lo sguardo. Quasi un oblò da cui scorre il mondo. Prima del suo imporsi come arnese ipnotico ha abitato i luoghi pubblici per riti visionari di gruppo. I bar, le sale risuonavano di emozioni per il quiz o lo sceneggiato. Poi fu l’ingresso in ogni casa dove la luce azzurrina del tubo catodico, nuovo focolare domestico, incantò le famiglie. Il mobile che regala spettacolo trionfa e conquista lo spazio d’onore. Lo si veste, persino, durante le fasi silenti, per svelarlo di nuovo all’ora precisa. Un contenitore che versa opinioni e intriso di magia persuasiva mutò nel profondo linguaggi e stili di vita, come mai prima. Il suo alone fabulatorio, guarnito dal cosmetico dell’innovazione tecnologica, ne ha decretato il primato su ogni altro media.
Il computer.
La macchina programmata – Rendere veloci i calcoli complessi. Un congegno che faceva di conto, dunque, almeno nelle sue lontane origini. Prodotto di un lunghissimo processo creativo, lo strumento comincia a dotarsi di programmi costituiti da schede perforate. Macchine sempre più potenti e ingombranti, fino alla realizzazioni di oggetti dotati di memoria, specifici programmi e facoltà di salvataggio dati. È l’epoca pionieristica e visionaria di due geniali ragazzi, William Gates e Stephen Jobs, le cui intuizioni cambiarono tutta la storia dell’informatica e il Computer divenne personale.
Apertura al pubblico: venerdì dalle 16.00 alle 19.00, sabato dalle 16.00 alle 19.00, domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Aperta tutti i giorni su prenotazione per scuole e gruppi (min. 15 persone). Tariffe: Ingresso euro 5 intero, euro 3 ridotto (bambini dai 6 ai 14 anni, over 65 anni, gruppi min. 15 persone), gratuito per i bambini fino a 6 anni e disabili con accompagnatori. Prevista una riduzione per chi ha già visitato il Museo del Gioco e del Giocattolo. Visite guidate e laboratori su prenotazione per gruppi di adulti e bambini. Informazioni e prenotazioni:
comunicazione900@gmail.com.
Pagina fb: https://www.facebook.com/comunicazione900/
Ufficio stampa Museo del Giocattolo Francesca Cecchini
Crediti fotografie: Matteo Fiorucci.