OMELIA DEL VESCOVO GIUSEPPE PIEMONTESE NELLA CELEBRAZIONE DELLA NOTTE DI NATALE

 

CATTEDRALE DI TERNI - OMELIA DEL VESCOVO GIUSEPPE PIEMONTESE NELLA CELEBRAZIONE DELLA NOTTE DI NATALE

CATTEDRALE DI TERNI – OMELIA DEL VESCOVO GIUSEPPE PIEMONTESE NELLA CELEBRAZIONE DELLA NOTTE DI NATALE

Celebrata nella cattedrale di Terni alle ore 18 la santa messa della Notte di Natale presideuta dal vescovo Giuseppe Piemontese che rivolto il suo augurio alla comunità diocesana ricordando tutte le persone che ha incontrato nei giorni precedenti il Natale, i carcerati, i malati, gli anziani, i lavoratori della acciaieria, della Cosp Tecno Service e della Treofan, ricordando le loro preoccuapazioni manifestate al vescovo per il presente e il futuro sociale, economico e le tante situazioni di crisi occupazionale e del lavoro.
Di seguito l’omelia integrale:

“Un Natale inusuale, strano e per certi versi triste. In questa celebrazioni natalizia serale piuttosto che notturna, obbligata dalle norme antipandemia dello Stato, portiamo il peso e l’angustia delle conseguenze e dei danni, provocati dalla pandemia del Coronavirus: i morti, i malati, le sofferenze, le ristrettezze economiche in milioni di famiglie, la disoccupazione e la prospettiva di un tempo prolungato di crisi sanitaria, economica e sociale incombente.


In questo Natale nemmeno abbiamo la possibilità di incontrarci, consolarci a vicenda manifestarci sentimenti di affetto e di sostegno vicendevole: obbligati alla quarantena, alla clausura nelle case.

 

Gli anziani nelle abitazioni o nelle case di riposo soli e trascurati per timore dei contagi, i giovani e le ragazze, lontani dalla scuola e privati delle allegre compagnie e degli incontri e dei riti di socializzazione, i bambini costretti ulteriormente a trovare svago e rifugio nei giochi elettronici in solitudine e non nella chiassosa e gioiosa comitiva della strada, dell’oratorio, dei luoghi sportivi.

 

Nell’eucarestia del Natale sappiamo che il Signore non si dimentica dell’umanità.
Ci viene ripetuto e rinnovato il Vangelo, la lieta notizia che Dio è in mezzo a noi: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».


La supplica e l’invocazione devono rafforzare la nostra fede e la speranza.
Siamo uomini e donne di poca fede; cerchiamo la speranza solo nelle risorse umane, che sono fallaci e che purtroppo abbiamo inquinato.


Il Vangelo ci dice che la nostra forza e in Dio, che si è fatto bambino.
In Dio è la radice di ogni speranza.
Ma Dio affida la sua potenza all’uomo credente e fedele: Maria e Giuseppe, con la loro adesione, il loro fiat al Disegno di Dio e la quotidiana fedeltà alla Volontà di Dio, hanno collaborato a portare la speranza al mondo: Gesù salvatore di tutti.
In ogni situazione, la più critica dobbiamo trovare, con la forza di Dio e l’aiuto dello Spirito Santo, la modalità di affrontare e risolvere le situazioni critiche.

La scienza ha promesso un messia salvatore : il vaccino anti covid. Tutti lo attendono. Ma per quanto potrà contribuire ad alleviare sofferenze e disagi, provocati dalla pandemia, non basterà, non risolverà il problema.
Noi sappiamo che Gesù è l’unico salvatore del mondo. Senza di lui, la sua accoglienza e l’adesione al suo vangelo, il mondo resterà sotto il giogo e la fragilità della precarietà e del peccato, coltiverà nel suo seno i germi della corruzione e invano potrà autorigenerarsi o autosalvarsi.
Dagli allarmi di scienziati e per comune constatazione appare sempre più evidente che il nostro mondo, creato da Dio e affidato alla custodia dell’uomo, è stato deturpato ed è malato.

 

Papa Francesco, nel suo magistero, sta cercando in vari modi e con parole le più diverse per indicare agli uomini le vie umane ed evangeliche che danno sostanza alla speranza degli uomini di vivere in pace e di salvarsi.
“La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia.
In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura” LS 21
Se non cambiano gli stili di vita, le abitudini e l’orgogliosa convinzione di un progresso all’infinito, di una libertà senza limiti, di egoismi temerari, l’umanità resterà sempre a rischio pandemia o di trasformazioni catastrofiche. Questo allarme, con espressioni diverse, è stato lanciato dai Sommi Pontefici: San Paolo VI, San Giovanni Paolo II, Benedetto VI e lo stesso Papa Francesco.

“L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano… Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli «stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società”. (S. Giovanni Paolo II, Centesimus annus)

Il messaggio natalizio ci annuncia che Dio ha a cuore la vicinanza umana ed ogni uomo. Gesù “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo”.
Egli con la sua nascita porta all’umanità il grande messaggio che Dio si fa nostro fratelli e che gli uomini sono stati elevati alla condizione e dignità di figli di Dio. Tutti. “Fratelli tutti” come non si stanca di ripetere papa Francesco, riproponendo il paradigma umano e il messaggio evangelico.
Il mondo esiste per tutti, perché tutti noi esseri umani nasciamo su questa terra con la stessa dignità. Le differenze di colore, religione, capacità, luogo di origine, luogo di residenza e tante altre non si possono anteporre o utilizzare per giustificare i privilegi di alcuni a scapito dei diritti di tutti. Di conseguenza, come comunità siamo tenuti a garantire che ogni persona viva con dignità e abbia opportunità adeguate al suo sviluppo integrale. (FT 118)
Da duemila anni un Bambino richiama al valore bello della vita e alla fraternità, in una convivialità di bellezza, di umanità, di pace, di contemplazione e di festa per donne e uomini, amati da Dio.

Questo Natale, trascorso nella clausura della quarantena, è il tempo opportuno per rientrare in noi stessi, chiarire le coordinate della nostra esistenza umana e cristiana, mettere ordine alle priorità delle nostre scelte. Abbiamo l’opportunità di contemplare il mistero del natale, soffermandoci davanti al presepio,
Il Bambino Gesù, il nostro salvatore, la nostra speranza, la nostra gioia, è l’Emmanuele, il Dio con noi, nel tempo della salute e della malattia, nella pandemia e nella guarigione, sempre.
Maria che, nella contemplazione, serbava nel suo cuore tutto ciò che accadeva, sa di essere in compagnia del Figlio di Dio e figlio suo.
Anche Giuseppe ha trascorso le sua esistenza nella contemplazione di quel figlio, che gli era stato affidato e che “vide crescere giorno dopo giorno «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52)”.
Come Dio ha detto a san Giuseppe «… figlio di Davide, non temere» (Mt 1,20), sembra ripetere anche a noi: “Non abbiate paura!”… La vita di ciascuno di noi può ripartire miracolosamente, se troviamo il coraggio di viverla secondo ciò che ci indica il Vangelo. E non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irreversibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce. Anche se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa, Egli «è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1 Gv 3,20). (PC 4).
Il Signore esaudisca i nostri desideri e porti a compimento i nostri propositi”.

 

 

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