Il professor Di Carlo: “Così ho umanizzato il mio reparto del San Raffaele”
Emozionante e toccante la presentazione del libro “L’Anima del medico”, scritto dal professor Valerio Di Carlo, svoltasi presso la Sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni alla presenza del sottosegretario Gianpiero Bocci, dell’assessore regionale alla Sanità Luca Barberini, della presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria Donatella Porzi, del professore emerito all’Università degli Studi di Perugia Umberto Senin e del vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi, moderata dal giornalista Gianfranco Ricci.
“Vogliamo raccontare una bella storia – ha detto il sottosegretario Bocci, perché spesso fanno meno rumore delle brutte notizie ma invece meritano molto di più”. E ha così ricordato le storie di Giacomo, un ragazzo al quale il professor Di Carlo ha regalato qualche mese di vita e di speranza in più, e di Giulio Loreti, di Campello, al quale è intitolata la fondazione che proprio Di Carlo presiede. “Possiamo rendere il domani – ha detto Bocci – molto meglio di come lo immaginiamo. Il libro del professore è un monito, anche per quello che dovremo fare nei prossimi anni”. “E’ un libro – ha detto Ricci introducendo gli ospiti – che ci rende tutti più ricchi grazie ad un uomo superiore, di grandi virtù”.
“Quello di Valerio Di Carlo – ha spiegato la presidente Porzi – è un regalo all’umanità che ci consente di fare un riflessione su come viviamo le nostre esperienze quotidiane. Segno di una grande profondità perché l’uomo guida lo scienziato, con una forte humanitas che trapela”. Importanti le parole del vescovo Sigismondi. “Le parole di Di Carlo insegnano ad immergersi con la dolcezza del rispetto, con nobile semplicità, nella malattia. La sofferenza che emerge nelle pagine è individuale, ma anche globale e rappresenta il mistero che accompagna l’esistenza. Va ribadito però il concetto che la malattia affligge ma non definisce una persona. Un medico è chiamato ad esplorare la sofferenza, non a farsi carico ma a prendersi cura, coinvolgere senza farsi travolgere”.
Lunga disamina analitica sul testo da parte del professor Senin, l’assessore regionale Barberini si è soffermato poi sulle necessità e sulle sfide future della classe medica. “La classe medica deve essere capace di ascoltare sempre di più, acquisendo la capacità di essere lasciati a testimoni. Troppo spesso si incontrano medici protagonisti e dimentichi di trasmettere le proprie capacità, senza ascoltare. Fondamentale – ha aggiunto Barberini – per questo tipo di professioni anche la centralità dell’umanità, intesa come della vita e della persona, per essere vicini ai pazienti in momenti di difficoltà. Quando la persona entra in ospedale è strutturalmente impreparata al dolore e alla sofferenza. Quella preparazione c’è solo se c’è un medico che è in grado di ascoltare. Un medico deve soprattutto saper essere: così dovremo costruire il modello dell’umanizzazione”.
Ringraziando il sottosegretario Bocci e i relatori al tavolo, Valerio Di Carlo ha tracciato nel suo intervento i contorni di una crisi dell’unamesimo e dell’umanità, presente in tutta Europa. “Anche in medicina la spinta umanistica è andata attenuandosi – ha detto – per il medico spesso il paziente è una malattia. Per essere preziosi per l’uomo invece basta poco. Non è importante il mio libro o la mia persona – ha aggiunto – ma è fondamentale chi costruisce il messaggio positivo. E io per far questo ho avviato, nel mio reparto a San Raffaele, la presenza di feste di Natale, del pianoforte per la musica. Il tutto con l’obiettivo di far superare le sofferenze. Perché chi esce dalla sofferenza diventa un gigante. La sofferenza fa capire chi siamo e io ce l’ho fatta perché amo la vita”.