La Rocca Albornoz sarà protagonista del Festival della sociologia di Narni grazie ai “segni” lasciati nei secoli da prigionieri, fidanzati, amici del cuore, amanti delusi e neogenitori.
Quel legame che unisce i narnesi alla loro Rocca diventa così un racconto da approfondire grazie alla scienza sociale che studia i fenomeni della società.
“Roccaracconta. I graffiti della Rocca dal 1700 al 1980”, mostra di Mauro Pulcinella, è uno dei momenti d’arte proposti durante il Festival della sociologia, in programma venerdì 13 e sabato 14 ottobre, all’auditorium Mauro Bortolotti nell’ambito della mostra “Arte & Società: la scrittura come espressione di cultura sociale” a cura di Mariacristina Angeli, dell’associazione Minerva.
Sui muri di quello che Pulcinella definisce “il gigante dormiente, simbolo della città” i narnesi hanno lasciato nei secoli il segno del loro passaggio, che si aggiungeva ai segni che avevano già lasciato quelli che erano passati nel ventre del gigante quando era in piena attività.
Prima del restauro della Rocca Albornoz l’artista chiese di poter fotografare tutti i grafiti.
Centinaia di foto che sarà possibile vedere in occasione del Festival che, dedicato a Bauman, ospiterà i più noti sociologi di fama internazionale che dialogheranno con esperti, studiosi, accademici e non, artisti, scrittori.
La mostra Arte & Società proporrà anche l’installazione interattiva di grafie contemporanee “Io Sono. Mappe di identità” di Ugo Antinori. Gli studenti e le persone che parteciperanno al festival saranno invitate a lasciare segni e frasi per una propria mappa d’identità.
E poi la mostra “Segni calligrafici dal mondo” di Alberto Tessore. Francesco Bussetti nella sua presentazione sottolinea che Tessore “apre il suo archivio zeppo di stratificate esperienze e suggestioni estetiche, visive, esistenziali. Un reportage di immagini e narrazioni di viaggi e permanenze, per diporto o per lavoro, in paesi che sommano mistero a suggestione: India, Siria, Iran, Afganistan, Pakistan, Egitto, Sudan, Arabia Saudita, Giordania, Etiopia”.