Giuseppe Manfridi
“Anja, la segretaria di Dostoevskij”
Casa Editrice: La Lepre Edizioni
Collana: Visioni
Genere: Narrativa storica
Pagine: 608
Prezzo: 25,00 €
«E come potrei mai, io, accomodarmi in tutto ciò? In mezzo a loro!… Prender posto in una corte di fantasmi!… Come potrei riuscire a trovarvi un minimo spazio senza disturbare le abitudini di chi ha a cuore una cosa sola: tenersi ben stretto il privilegio di poter fare letteratura in solitudine».
“Anja, la segretaria di Dostoevskij” è la straordinaria opera dello scrittore e autore teatrale Giuseppe Manfridi, vincitrice nella sezione Narrativa Edita della VII Edizione del Premio Letterario Città di Como e della I Edizione del Premio Dostoevskij.
Il romanzo è stato inoltre selezionato per il Premio Strega 2020, presentato dallo storico dell’arte Claudio Strinati, che l’ha così descritto: «Mai banale, mai retorico, mai ostentato ma profondamente serio e convincente, un inno alla letteratura e all’amore, all’intelligenza e alla volontà».
Nell’opera si racconta la turbolenta nascita del romanzo “Il giocatore” (in russo “Igrok”) di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, e allo stesso tempo l’origine di una storia d’amore scandalosa e sofferta, che cambierà l’esistenza del grande scrittore russo. Anna Grigor’evna Snitkina (chiamata affettuosamente Anja) e Fëdor Dostoevskij amano la letteratura più di qualunque altra cosa al mondo, e in essa trovano il compimento del loro destino; quando egli decide di avvalersi di una stenografa per accelerare il processo di composizione del suo nuovo romanzo, non intuisce ancora che quella ragazza appena diciottenne diventerà fondamentale per la sua scrittura, e presto anche per la sua anima.
I due protagonisti sono finemente caratterizzati, così come i numerosi personaggi secondari, donando loro una tale complessità emotiva da coinvolgere profondamente il lettore nelle loro vicende, e da emanciparli dal loro ruolo di finzione per renderli umani, vivi.
Giuseppe Manfridi ci permette di osservare da vicino l’atto creativo di uno scrittore geniale in perenne lotta con i suoi demoni, provato da una vita di dolore, malattia e indigenza e che «porta la propria storia incisa ovunque nelle carni»; nel racconto della gestazione de “Il giocatore” l’autore esprime il tumulto e l’urgenza della scrittura dostoevskiana che, se da una parte erano insiti nella sua natura, dall’altra erano dettati dall’ingannevole contratto stipulato con il suo editore, il viscido F. T. Stellovskij, che aveva anticipato a Dostoevskij la somma di tremila rubli in cambio dell’accordo che se non avesse consegnato la sua nuova opera in ventisei giorni, avrebbe perso i diritti dei suoi romanzi passati e futuri.
Sullo sfondo di una Pietroburgo magnificente e al contempo decadente e oscura, abitata da fantasmi che scorrazzano insieme ai vivi, e che accompagnano lo scrittore in ogni suo passo – «Sono i suoi morti e i suoi vivi, questi. I morti e i vivi di Fëdor Michajlovič. Nemmeno il diavolo glieli potrà sottrarre» – si mette in scena una raffinata biografia romanzata, caratterizzata da una scrittura visionaria che evoca magistralmente lo spirito di quei tempi; una storia intima e poetica che entra nelle vene e si mischia con il sangue, arriva al cuore e lì permane, testardamente attaccata alle sue pareti.
SINOSSI DELL’OPERA
Pietroburgo 1866. Lo scrittore, quasi cinquantenne, Fëdor Michajlovich Dostoevskij è afflitto dall’epilessia e reduce dall’aver firmato un contratto capestro col suo mefistofelico editore: si è impegnato a consegnare un nuovo romanzo nell’arco di un mese. In caso contrario perderà i diritti su tutte le sue opere passate e future. Consigliato dagli amici, si rivolge a una scuola di stenografia che gli mette a disposizione la migliore delle sue allieve: Anja Grigor’evna, una graziosa adolescente curiosa del mondo, che ha ereditato dal padre la passione per la letteratura. Fra i due, in ventisei giorni, nascerà un amore estremo a dispetto dello scandaloso divario di età. Anja rimarrà la fedele custode dell’opera di Dostoevskij fino alla propria morte, avvenuta trentasette anni dopo quella del marito. Vera Macchina del Tempo, questo romanzo sonda il mistero del legame profondo che si stabilì tra Dostoevskij e Anja nel breve tempo della stesura del “Il giocatore”, restituendoci, con una scrittura straordinariamente evocativa, atmosfere, clima, e persino odori e rumori della Pietroburgo del XIX secolo.
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Giuseppe Manfridi è uno scrittore e autore teatrale rappresentato in Italia e all’estero. Tra le sue commedie di maggior successo si ricordano: “Giacomo il prepotente” (1989), “Ti amo Maria!” (1990), “Zozòs” (1994), “La cena” (in scena dal 1990). Per il cinema ha firmato la sceneggiatura di “Ultrà” che, con la regia di Ricky Tognazzi, vince l’Orso d’argento al Festival di Berlino nel 1991. Debutta nella narrativa con “Cronache dal paesaggio” (Gremese, 2006), tra i dodici finalisti al Premio Strega nel 2006, come avverrà di nuovo nel 2008 con “La cuspide di ghiaccio” (Gremese, 2008). Di recente ha pubblicato “Filastrocche della nera luce. Cronache dalla Shoah” (La Mongolfiera, 2018). Ha pubblicato per La Lepre Edizioni nel 2016 “Anatomia della gaffe”, nel 2017 “Anatomia del colpo di scena” e nel 2019 “Anja, la segretaria di Dostoevskij”.
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