Music and Arts – AGIDI
presentano
Elio in
Ci vuole orecchio
Elio canta e recita Enzo Jannacci
Arrangiamenti Musicali M° Paolo Silvestri
con
Alberto Tafuri Pianoforte, Martino Malacrida Batteria, Pietro Martinelli Basso e Contrabbasso,
Sophia Tomelleri Sassofono, Giulio Tullio Trombone,
Regia e Drammaturgia Giorgio Gallione
Light Designer Aldo Mantovani | Scenografie Lorenza Gioberti | Costumi Elisabetta Menziani
Nel segno di Enzo Jannacci con Elio che apre la stagione del Teatro Manini di Narni
Venerdì 28 e sabato 29 ottobre 2022 partirà la nuova stagione del Teatro Manini di Narni, diretto da Francesco Montanari e Davide Sacco che accoglieranno Elio, primo ospite in cartellone e tra gli artisti più amati del panorama musicale e culturale italiano, che sarà in scena nella sala narnese con lo spettacolo “Ci vuole orecchio – Elio canta e recita Jannacci”.
Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, si esibiranno insieme a Elio anche cinque musicisti, stravaganti compagni di viaggio con cui l’artista formerà un’insolita ed eccentrica carovana sonora: Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone. A loro toccherà il compito di accompagnare lo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica, alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, che sarà arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci. Da Beppe Viola a Cesare Zavattini, da Franco Loi a Michele Serra, da Umberto Eco a Dario Fo o a Carlo Emilio Gadda. Uno spettacolo giocoso e profondo perché, “chi non ride non è una persona seria”.
Enzo Jannacci, il “poetastro” come amava definirsi, è stato il cantautore più eccentrico e personale della storia della canzone italiana, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. E ogni volta il suo sguardo, poetico e bizzarro, è riuscito a spiazzare e a stupire: popolare e anticonformista contemporaneamente.
Jannacci è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale. “Roba minima”, diceva Jannacci: barboni, tossici, prostitute coi “calzett de seda”, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente. Un Buster Keaton della canzone con origini native dalle parti di Lambrate, che verrà rivisitato, reinterpretato e “ricantato” da Elio.