Celebrazione della Veglia pasquale nella Cattedrale di Terni 

da Mons. Soddu

Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco nuovo e con l’accensione del cero pasquale, portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale al canto del Lumen Christi.

È seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea.

Con l’acqua del fonte battesimale sono stati battezzati Dante, Edoardo, Olga e Joachim, che, insieme ad altri 17 adulti, hanno terminato il percorso del catecumenato, guidati da don Pio Scipioni, ed hanno ricevuto il sacramento della Confermazione.

 

«E’ un momento carico di emozione quello che viviamo – ha detto il vescovo – radunati nel cuore della notte per rivivere e incontrare il Signore risorto, questa realtà fondamentale della nostra fede è per l’umanità intera e quindi per ciascuno di noi il dono essenziale in forza del quale, liberati dal peccato, abbiamo l’opportunità di vivere in Cristo Gesù come figli di Dio.

La risurrezione di Gesù è fondamento di una vita nuova, quella battesimale: la nostra vita in Cristo, l’ essere rinati a vita nuova. Gesù ci indica la via della salvezza, lungo la quale dobbiamo progredire e rivisitare ogni giorno per essere da lui dissetati».

Domenica 31 marzo, Pasqua di Risurrezione, il vescovo Soddu ha celebrato la solenne messa nella Concattedrale di Narni, concelebrata dal parroco don Sergio Rossini.

 

L’omelia:

«Cristo ha vinto la morte! In questo giorno, in questa nuova creazione, come fu per l’origine del mondo, il Signore dà innanzitutto la luce, ma non più semplicemente come elemento fisico, Egli da sé stesso Luce del mondo. Il Signore è la luce che vince le tenebre. Egli è la luce che illumina e dà il senso all’esistente; Egli è la luce che riscalda le fredde giornate della vita; disgela e scalda il cuore delle persone, dalle quali fa rinascere la primavera di un mondo nuovo.

Siamo chiamati a vivere questo primo giorno della settimana, nella piena consapevolezza che è anche il primo e il fondamento di una vita nuova, quella battesimale: la nostra vita in Cristo.

Siamo chiamati a percorrere questo tratto di strada insieme a Maria di Magdala; un tratto di strada che però dilata e prolunga, fino agli insondabili orizzonti della salvezza, l’intera esistenza di tutti coloro che nella fede sono disposti a porne i primi passi. Passi che, come per Maria di Magdala, iniziano nel buio, sia fisico che spirituale ed esistenziale, ma certamente proiettati verso la luce del giorno.

Tra il cuore della Maddalena e il sepolcro vi è una sorta di compenetrazione e di identificazione. Mentre si avvicina al luogo della sepoltura si accorge però che la pietra con la quale era stato chiuso è ribaltata; entrata costata che il corpo di Gesù non c’è più. Si trova in una situazione davanti alla quale non ha più neanche un corpo su cui piangere. In Maria di Magdala si possono condensare le tante madri, sorelle figlie delle quali vediamo nei reportage delle guerre del nostro tempo. Il suo cuore, già pieno di morte si riempie di ulteriore dolore. Dolore che non può subito non condividere con coloro che erano stati toccati e travolti dalla medesima tragedia.

Dalla tomba vuota inizia l’edificazione della fede

«Dopo Maria di Magdala gli apostoli Pietro e Giovanni si recano al sepolcro vuoto. Di Giovanni, entrato dopo Pietro, si dice. “vide e credette”; credette perché fino a quel momento “non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.

Dalla tomba vuota inizia la edificazione della fede dei discepoli del Signore. La tomba vuota è e rimane l’espressione eloquente di una presenza differente dalla morte, diversa dal cadavere, tutt’altro che tomba sepolcrale.

La tomba vuota esorta tutte le esistenze, ad iniziare da quella di Maria di Magdala fino alle nostre, ad essere liberate dalla presenza lugubre, tetra e inesorabilmente corrosiva della morte.

Dalla tomba vuota, da quel primo giorno dopo il sabato, iniziano a dipanarsi le manifestazioni del Risorto. E se la tomba vuota aveva destato (come può destare anche a noi) perplessità, ancora di più le manifestazioni del Risorto avrebbero suscitato interrogativi. Il riconoscimento del Signore infatti come sappiamo non avviene istantaneamente, automaticamente. Il risorto è lo stesso di prima ma differente, ecco perché non si riconosce. Così è di colui e colei che vive la vita battesimale, pur essendo sé stesso vive di Cristo, vive e comunica una realtà inspiegabilmente nuova, positiva, piena di luce, accogliente e colma di vita; per dirla con s. Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”

La fede nel risorto, la fede pasquale, la nostra fede battesimale ci esorta a ribaltare tutto ciò che impedisce ai nostri cuori, ossia il peccato, di essere l’espressione di questa vita nuova.

I sepolcri della violenza e la ricerca della pace

«Morti al peccato, rinati a vita nuova ed esserne testimoni. La testimonianza in questo senso riguarda il senso pieno della vita non racchiuso e mai limitata a una esperienza esclusivamente sensoriale. Essa parte dalla fede e in forza della fede gli apostoli ricevettero le apparizioni e in forza della fede ottennero tutti i doni dei misteri di Cristo.

Certamente si potrebbe storcere il naso, come di fatto molti tendono a fare, rinnegando le proprie radici ed abdicando anche a quanto di più sacro possa esserci nel profondo del cuore umano.

Nel nostro tempo, per fare un esempio, si cercano vie percorribili affinché si possa arrivare alla conclusione delle guerre e a instaurare la pace. Sarà per questo necessario porre il fondamento di una pacificazione che parta dalla riconciliazione, pena l’accrescimento degli egoismi e delle violenze.

È necessario che tutti, ad iniziare da ciascuno di noi, facciamo il percorso dei primi testimoni: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni. I sepolcri della violenza umana continuano a moltiplicarsi in tutte le nazioni, in tutte le città, in tutte le vie; sembra quasi non ci sia alcun freno o limite alla violenza e alla crudeltà. Le strategie politiche in merito, si riducono più che altro a ripetere dichiarazioni senza alcun fondamento. Per il cristiano, per noi, il fondamento della rinascita è Cristo. Non è possibile altra via. Pertanto: “se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù”. La ricerca della Maddalena si esaurisce nel percorso fino al sepolcro e prosegue nelle “cose di lassù”. Questo giorno possa in noi e per mezzo nostro diventare l’alba di un mondo nuovo, laddove le cose di lassù non sono “cose appese o sospese nel vuoto”, ma sono la realtà di Dio che si è calato nella nostra umanità e nella morte e risurrezione del Figlio l’ha redenta. “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo»

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