“Ho perso il filo” con Angela Finocchiaro
L’attrice si mette alla prova con linguaggi espressivi mai affrontati prima

“Ho perso il filo” con Angela Finocchiaro L’attrice si mette alla prova con linguaggi espressivi mai affrontati prima

“Ho perso il filo” con Angela Finocchiaro 

Una commedia, una danza, un gioco, una festa
Sul palco del Teatro Lyrick di Assisi va in scena
“Ho perso il filo” con Angela Finocchiaro

“Ho perso il filo” con Angela Finocchiaro L’attrice si mette alla prova con linguaggi espressivi mai affrontati prima

“Ho perso il filo” con Angela Finocchiaro

L’attrice si mette alla prova con linguaggi espressivi mai affrontati prima
per raccontarci con la sua stralunata comicità e ironia
un’avventura straordinaria

Arriva al Teatro Lyrick di Assisi il prossimo 17 gennaio (ore 21.15), nell’ambito della stagione “Via col venti”, Ho perso il filo.

 

In scena un’Angela Finocchiaro inedita, che si mette alla prova in modo sorprendente con linguaggi espressivi mai affrontati prima, per raccontarci con la sua stralunata comicità e ironia un’avventura straordinaria, emozionante e divertente al tempo stesso: quella di un’eroina pasticciona e anticonvenzionale che parte per un viaggio, si perde, tentenna ma poi combatte fino all’ultimo il suo spaventoso Minotauro.

Angela si presenta in scena come un’attrice stufa dei soliti ruoli: oggi sarà Teseo, il mitico eroe che si infila nei meandri del Labirinto per combattere il terribile Minotauro.

Affida agli spettatori un gomitolo enorme da cui dipende la sua vita e parte.

Una volta entrata nel Labirinto, però, niente va come previsto.

Viene assalita da strane Creature, un misto tra acrobati, danzatori e spiriti dispettosi, che la circondano, la disarmano, la frullano come fosse un frappè, e soprattutto tagliano il filo che le assicurava la via del ritorno.

Disorientata, isolata, impaurita, Angela scopre di essere finita in un luogo magico ed eccentrico, un Labirinto, che si esprime con scritte e disegni: ora che ha perso il filo, il Labirinto le lancia un gioco, allegro e crudele per farglielo ritrovare.

Passo dopo passo, una tappa dopo l’altra, superando trabocchetti e prove di coraggio, con il pericolo incombente di un Minotauro affamato di carne umana, Angela viene costretta a svelare ansie, paure, ipocrisie che sono sue come del mondo di oggi e a riscoprire il senso di parole come coraggio e altruismo.

Alla sua maniera naturalmente, come quando – di fronte ai ragazzi ateniesi che la implorano di salvarli dal Mostro che li sta già sgranocchiando – promette firme e impegno sui social; o come quando è sottoposta a una sfida paradossale dal vero Teseo, sceso di corsa dalle vette del mito, indignato perché la sua interprete difetta delle necessarie qualità eroiche.

Lo spettacolo vive del rapporto tra le parole comiche di un personaggio contemporaneo e la fisicità acrobatica, primitiva, arcaica delle Creature del Labirinto che agiscono, danzano, lottano con Angela provocandola come una gang di ragazzi di strada imprevedibili, spietati e seducenti.

Il Labirinto è un simbolo antico di nascita – morte – rinascita.

 

Anche Angela, dopo aver toccato il fondo, riuscirà a ritrovare il filo e con esso la forza per affrontare il Minotauro in un finale inatteso che si trasforma in una festa collettiva coinvolgente e liberatoria.

Si ride, ci si emoziona, si gode uno spettacolo che si avvale di più linguaggi espressivi grazie agli straordinari danzatori guidati dall’inventiva di Hervé Koubi, uno dei più talentuosi e affermati coreografi sulla scena internazionale e naturalmente alla capacità comica di Angela Finocchiaro di raccontare un personaggio che è molto personale e allo stesso tempo vicino al cuore di molti.

Promo video https://www.youtube.com/watch?v=ZkBH8XMBeGM&feature=youtu.be

“Ho perso il filo” Soggetto di Angela Finocchiaro, Walter Fontana, Cristina Pezzoli, testo di Walter Fontana, con Angela Finocchiaro e le Creature del Labirinto: Alis Bianca, Giacomo Buffoni, Alessandro La Rosa, Antonio Lollo, Filippo Pieroni, Alessio Spirito, coreografie originali di Hervé Koubi, scene di Giacomo Andrico, luci di Valerio Alfieri, costumi di Manuela Stucchi, regia di Cristina Pezzoli.

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