Visioninmusica
Venerdì 1 marzo 2019
Ore 20,30
Luca Zennaro
#JAVASKARA
L’INTERVISTA A RADIO INCONTRO :
LUCA ZENNARO • chitarra
MANUEL CALIUMI • sax alto
NICO TANGHERLINI • piano
MICHELANGELO SCANDROGLIO • contrabbasso
MATTIA GALEOTTI • batteria
In apertura del concerto di
BAPTISTE HERBIN
DREAMS AND CONNECTIONS
Luca Zennaro Javaskara Quintet è una delle band vincitrici del Premio Tomorrow’s Jazz 2018, dedicato ai giovani talenti del jazz italiano, organizzato da Veneto Jazz nell’ambito del Bando Jazz promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
Ha da poco compiuto 21 anni Luca Zennaro, di Chioggia, e sta ancora frequentando il Dipartimento Jazz del Conservatorio di Rovigo, dove ha avuto modo di farsi apprezzare nel suo ultimo anno di insegnamento da Marco Tamburini. Che sia così giovane non si direbbe. Il suo primo disco da leader sembra fotografare un musicista già maturo, forte di una precisa idea musicale.
Molti i riconoscimenti sin qui ottenuti: Zennaro è secondo nel 2017 al concorso Jazz Stage di Riga, dove ha occasione di suonare con uno dei suoi idoli, Kurt Rosenwinkel, ma nello stesso anno è anche tra i finalisti del premio Massimo Urbani.
Il trio ritmico veneto, completato dai solidi Nicolò Masetto e Marco Soldà, ha incontrato il sassofonista siciliano Nicola Caminiti – ora brillante studente della Manhattan School – nei seminari estivi di Siena Jazz 2016, e l’empatia nata in breve tempo tra i quattro musicisti è parsa così naturale da convincere Luca a formare il suo primo gruppo stabile.
I brani, composti dal chitarrista in questi ultimi due anni, alternano episodi dal forte impatto ritmico ad altri più eterei e riflessivi, ma colpiscono tutti per la loro freschezza e capacità di catturare l’attenzione sin dal primo ascolto.
Oltre a sette riuscite composizioni originali – fra cui ci piace ricordare Ritorno a Baker Street ma anche le più movimentate Can’t wait for Enrico e Sounds like a lie – Zennaro propone un’accorata rilettura di Giochi di luci, dolcissima ballad di Marco Tamburini, indimenticato maestro che aveva subito intuito il suo talento.
In questo, così come nel brano che lo precede, si aggiunge con efficacia al quartetto il ventottenne trombonista bolognese Federico Pierantoni, cui va dato merito di essere entrato senza problemi nello spirito del disco.
Una curiosità, legittima, viene suscitata dal titolo prescelto, che ricorda le lingue dell’Europa orientale ma che non è altro invece che una versione “esotica” di giavascara, parola che nel dialetto dei nonni polesani di Luca significa scapigliato.
Anche questa è una scelta che la dice lunga su come questo lavoro sia il frutto di una ricerca, non solo musicale, che ha che fare con le sue origini.