“Il mare dell’Umbria”, nuovo territorio vinicolo da scoprire
Sabato 18 novembre viene presentata a Roma la 20a edizione della Guida Bibenda 2018, con un evento all’Hotel Cavalieri Hilton che premia i migliori tra 27.000 vini degustati dai sommelier che compongono la prestigiosa giuria.
È degno di nota il fatto che il massimo punteggio, quello dei “ 5 Grappoli”, sia stato assegnato a tre vini di altrettante Cantine ubicate in una’area di pochi ettari dell’Umbria meridionale, ovvero in una zona enologicamente ancora tutta da scoprire, ma estremamente interessante.
Ci troviamo nel comune di Narni. Qui le colline sono morbide e parlano di antico anche se siamo a pochi chilometri dalla capitale. Manca solo il mare a questa terra fortunata, eppure in qualche modo è presente, come ben sanno i tre viticoltori, che presentiamo.
Il primo è Pietro Ducoli, chirurgo oculista tra i più noti in Italia. Era il 2003 quando egli acquistò il podere Santo Iolo e vi costruì una Cantina moderna, una sorta di “sala operatoria”per il vino, in cui coniugare lavoro artigianale e moderna viticoltura.
Due ettari a Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah per realizzare il vino che aveva in mente da sempre, che unisce la validità dei vitigni internazionali alla peculiarità del territorio e interpreta alla maniera umbra il blend morbido e intenso che queste varietà sanno dare. A seguire l’impianto di Vermentino, un vitigno che ama il mare e qui si ambienta splendidamente e di Malbec e Alicante, intensi vitigni mediterranei, per un totale di 4 ettari. Una vigna ad impatto paesaggistico sarà realizzata il prossimo anno. Ad affiancare Pietro è ora entrata la figlia Irene, venticinquenne, che ha già seguito un percorso specializzato: laurea in Enologia, master in marketing, diploma di sommelier, e, in più, il valore aggiunto di essere cresciuta in questa terra e di aver stabilito con essa legami che solo l’infanzia sa creare.
La seconda azienda è la Cantina Calispone, i cui terreni confinano con quelli di Santo Iolo. È nata nel 2004 e consta di 6 ettari di vigneti di cui il 60% è “ad alberello”, un’antica forma di allevamento in cui tutte le operazioni colturali sono effettuate a mano e la produzione limitata a 45/50 quintali per ettaro. In vinificazione non si aggiungono prodotti e i vini presentano variazioni legate solo alle caratteristiche dell’annata. Le varietà coltivate sono Verdicchio, Trebbiano, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Sagrantino e Montepulciano, per creare vini bianchi, rosati e rossi sia in blend che in purezza, lungamente maturati in legno.
A completare il gruppo, ecco, nel 2008, Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio, proprietario di “La Madeleine”, 7 ettari di vigneti impiantati a sostituire un allevamento di bovini, di cui oggi rimane solo il nome. Un nome carico di evocazioni letterarie, che ha avuto un certo peso nella decisione di intraprendere la nuova attività insieme a tutta la famiglia. I vini sono Nerosé, uno spumante rosé metodo classico da Pinot nero, Sfide, senza solfiti aggiunti, afferente al progetto Wine Research Team; NarnOt, un rosso di grande struttura che omaggia nel nome Narni e Otricoli, i due comuni nei cui territori si trovano le vigne ed infine Pinot Nero La Madeleine. Anche la famiglia D’Alema, che si è affidata ai consigli del pluripremiato Riccardo Cotorella, ha scelto di puntare su vitigni non tradizionali, preferendo al locale Ciliegiolo i francesi Pinot Nero e Cabernet Franc, ed anche un vigneto sperimentale a Tannat e Marcelan.
Qual è il comune denominatore per queste tre Cantine, che, pur con storie diverse, hanno valorizzato un territorio poco conosciuto, che non aveva mai aspirato a traguardi ambiziosi? Caratteristica comune dei terreni, che subito balza all’osservazione scavando anche solo pochi centimetri, è la presenza abbondante di conchiglie fossili. Nel Pliocene, un’era geologica lunghissima intorno ai 3 milioni di anni fa, queste terre erano ricoperte dal mare, che avanzando e ritraendosi innumerevoli volte ha lasciato componenti importantissime per i vini, in grado di conferirgli mineralità e sapidità particolari.
Ecco quindi che in Umbria, regione senza mare, è proprio il mare che, attraverso il vino, torna protagonista.
Non a caso, i tre viticoltori chiamano la loro terra “Il mare dell’Umbria”.
Crediamo, allora, che non sia un caso se proprio qui i tre “ vicini di vigna” abbiano dato vita a vini che la Fondazione Italiana Sommelier ha premiato con i “5 Grappoli”, un punteggio tra 91 e 100 punti su 100 (ma il punteggio di 100 non è mai stato attribuito!)
Per la Cantina Calispone è stato premiata la Selezione Cabernet Sauvignon 2010, per La Madeleine il NarnOt 2014, per Santo Iolo il Santoiolo 2013.
Una bella sorpresa, che vale la pena scoprire per l’Italia del vino e un particolare motivo d’orgoglio per l’Umbria.