Sabato 30 marzo alle ore 21 il regista Federico Bondi sarà al Politeama per presentare il film “Dafne”.

Sabato 30 marzo alle ore 21 il regista Federico Bondi sarà al Politeama per presentare il film "Dafne".

Sabato 30 marzo alle ore 21 il regista Federico Bondi sarà al Politeama per presentare il film “Dafne”.

Il film si è aggiudicato il Premio Fipresci della critica internazionale al Festival di Berlino “per il ritratto toccante e profondamente umano di una figlia coraggiosa e del suo amorevole padre che cerca di superare il dolore”.

Sabato 30 marzo alle ore 21 il regista Federico Bondi sarà al Politeama per presentare il film "Dafne".

Sabato 30 marzo alle ore 21 il regista Federico Bondi sarà al Politeama per presentare il film “Dafne”.

Dafne ha trentacinque anni, un lavoro che le piace, amici e colleghi che le vogliono bene. Ha la sindrome di Down e vive insieme ai genitori, Luigi e Maria. L’improvvisa scomparsa della madre manda in frantumi gli equilibri familiari: Dafne è costretta ad affrontare non solo il lutto ma anche a sostenere Luigi, sprofondato nella depressione. Grazie all’affetto di chi le sta intorno, alla propria determinazione e consapevolezza, Dafne trova la forza di reagire e cerca invano di scuotere il padre. Fino a quando un giorno accade qualcosa di inaspettato: intraprenderanno insieme un cammino in montagna verso il paese natale di Maria, e, nel tentativo di guardare avanti, scopriranno molto l’uno dell’altra.

“Qualche anno fa – ha raccontato il regista Federico Bondi – vidi alla fermata dell’autobus un padre anziano e una figlia con la sindrome di Down che si tenevano per mano. Fermi, in piedi, tra il via vai di macchine e passanti mi apparvero come degli eroi, due sopravvissuti. ‘Dafne’ nasce da questa immagine-emozione, la scintilla che mi ha spinto ad approfondire. Sono entrato con curiosità in un mondo che non conoscevo, finché ho avuto la fortuna di incontrare Carolina Raspanti, con cui è nata un’amicizia fondamentale non solo per il film ma anche per la mia vita. Sul set, la sua presenza si è rivelata un esempio per tutti: Carolina non subisce la propria diversità ma la accoglie, ci dialoga, vive la sua condizione con matura serenità. In un mondo che ‘obbliga’ all’efficienza e all’illusorio superamento della sofferenza (esiste ormai anche la pillola per il lutto!), Carolina/Dafne ci ricorda di accettare, nei suoi limiti, la condizione in cui ci troviamo e di viverla pienamente”.

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